Viaggio in Giappone e Aikido: giorno 3

Oggi finalmente una bella giornata di sereno, con un po’ meno umidità. Alle 8.00, che sottolineo essere il secondo turno della mattina, eravamo sul tatami per la lezione di Kuribayashi sensei, che tra l’altro ho scoperto essere uno tra i pochissimi che oltre a spiegare anche a parole, intervalla le sue osservazioni in giapponese con dei mini sunti in inglese. Non serve tanto dire quanto la lezione sia stata piacevole quanto invece scoprire con sorpresa l’enfasi posta sul lavoro di uke, e sul perché sia importante lavorare in modo morbido e sensibile. “Scoprite fino a dove riuscite a tenere, quando la vostra forza si interrompe, dove perdete il contatto, cercate di seguire, cercate di tenere in modo da capire quale sia l’ultimo punto di contatto, e come tori date la possibilità ad uke di fare questo lavoro” è il concetto che è stato rimarcato più volte. Parole familiari a chi ha seguito per anni lya didattica del maestro Fujimoto ma che ultimamente ho sentito dire poco. Certo che allo stesso tempo bisogna restare vigili, perché il maestro ha un modo repentino di variare la velocità all’interno dell’esecuzione della tecnica che può sorprendere.
Poi molto riposo a casa e pronti per gli ultimi due turni serali, peccato che appena usciti il tasso di umidità si era alzato molto rapidamente. Comunque il maestro Miyamoto l’ho trovato un po’ diverso da come l’avevo conosciuto a Milano, più calmo, vuoi per il caldo?, e anche meno dispersivo. Anche senza parole si capisce la sensibilità con cui si comporta come tori variando la tecnica sulla risposta di uke. Quindi ogni tecnica più che declinarsi in varianti tendeva a divergere in due differenti tecniche a seconda dell’occasione fornita dalla risposta di uke. Interessante che il maestro corregga molto, al primo turno quando eravamo un po’ meno mi ha corretto tre volte, e poi gira molto lavorando coppia coppia, come aveva fatto anche Kuribayashi la mattina. Anche il suo lavoro molto improntato al rapporto tra tori e uke, dove la tecnica non è una forma di dominio, o di imposizione ma un dialogo complesso, vivo nello svolgersi. Temo di aver sbagliato nell’ignorare gli ultimi due seminari fatti in Italia, sarà meglio organizzarsi per rinnovare l’esperienza quest’anno venturo, sperando di trovarlo bello sereno come oggi però. Ultima nota su quanto sia affollato l’ultimo turno della giornata, quello dalle 7 alle 8, eravamo davvero parecchi e tra umidità e persone lavorare è diventato di nuovo pesante. Anche se mi sembra che tre ore al giorno senza essersi ancora ben abituati al clima e all’orario sia un ritmo sostenibile. Domani ho programmato un orario un po’ strano, tre turni di un’ora distaccati tra loro da ampi intervalli: Osawa sensei ( ohyeeeeees) , Fujimaki sensei e Sasaki sensei che non ho mai incontrato. E se riesco finalmente cena al ristorante di soba vicino casa che però chiude sempre mentre noi finiamo il secondo turno serale, questa volta non mi scappi.
A domani

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