Giappone 2.0 e Aikidō: giorno 9 e 10

Sto un po’ rimanendo indietro con il diario di viaggio e pratica ma l’intensità degli allenamenti costringe davvero a riposare ogni volta che puoi. Anche se le lezioni sono di un’ora il ritmo è sempre molto alto, perché le spiegazioni sono ridotte all’osso, il taisō (la ginnastica) non supera i primi 4 minuti della lezione, il che richiede a me che sono un vero e proprio diesel di arrivare almeno venti minuti prima e fare riscaldamento per conto mio, come fanno molto altri. Poi a parte eccezioni nel corso di un’ora non si cambia uke, quindi se ci si è trovati con una macchina da guerra sapete già che non ci saranno pause. Comunque la mattina di giovedì al secondo turno c’è la lezione del maestro Osawa, che era nonostante l’orario comunque affollata, ho potuto lavorare di nuovo con Shanat. Il pomeriggio invece ho avuto l’opportunità di studiare con il maestro Kobayashi, uno tra gli insegnanti maggiori attualmente in forza all’hombu, la lezione mi è piaciuta molto anche se ho avuto qualche difficoltà con il primo compagno di pratica, un gigante bulgaro che ha sovrastimato le mie capacità elastiche su tenchinage. Mi sentivo un po’ come l’osso dello sterno del pollo quando si fa il gioco di “esprimi un desiderio”, quale braccio si stacca dal torso? Il maestro Kobayashi è in grado di esprimere un movimento esplosivo generando una piccola onda che parte dalle anche, sono quelle cose che anche quando le riesci a vedere dovresti esercitarle migliaia di volte per conto tuo per replicarle, e poi altre migliaia di volte nello stress generato da uke. Venerdì è stata una giornata intensa, alzata all’alba per frequentare la lezione del Doshu delle 6 e 30. Mi sono trovato come uke uno degli “anziani” del dojo, il signor Nishino, ci ho lavorato con piacere, ad un buon ritmo, con molta disponibilità da parte sua nel ricevere le tecniche, e moltissima da parte mie nel ricevere le sue correzioni su alcuni punti. Trovare un buon compagno è molto importante all’ora del Doshu perché le spiegazioni sono brevissime, la forma tecnica spogliata ad una tale essenzialità da essere ai limiti dell’invisibile, quindi se non trovi un senpai che ti faccia da tramite ne ricavi davvero poco, insomma mi ritengo fortunato finora. La seconda ora un’altra lezione con il maestro Irie, che ho trovato di nuovo molto tranquillo, non so dirvi se è perché il maestro sembra avere dei problemi all’anca o parte bassa della schiena in questo momento. Ho avuto modo di praticare con Craig un sudafricano che avevo incontrato a Saku e che mi aveva stupito durante l’embukai, abbiamo lavorato molto bene insieme e davvero mi è rimasto il rammarico di non averlo incontrato sul tatami durante il seminario di Endosensei, ne avrei tratto molto profitto. Mi ha confermato che la sera del venerdì il maestro Endo insegna a Tokyo e quindi ho avuto l’occasione di seguire ancora una lezione con il maestro, anche se questo vuol dire perdere le lezioni serali dell’honbu, in particolare quella di Miyamotosensei, ma in questo momento ho delle priorità molto chiare. Prima però dovevo riuscire a partecipare alla lezione del maestro Seki alle 15, che la prima volta in Giappone ho perso perché si trovava all’estero, da quello che avevo visto ero curiosissimo di questo terrificante movimento a frusta che genera su ikkyō, beh non sono stato deluso. Il maestro ha spiegato molto, almeno per i canoni del luogo, ha posto molto l’attenzione su yokomenuchi e sul mantenere il centro mentre si porta il colpo, ponendo molta attenzione alla reattività di uke, un bel lavoro che mi ha lasciato soddisfatto nonostante il prezzo da pagare in termini di affaticamento. Subito dopo una corsa a casa per la doccia e il cambio keikogi e via fino al Koutoku Aikidō dojo per la lezione di  Endosensei che è stata confermata. Sul tatami ho ritrovato Suzukisan che ora vive in Olanda e ritrovo ai seminari del maestro in giro per l’Europa, non eravamo moltissimi, o almeno non tanti come si può essere ad un seminario e questo ha permesso al maestro di lavorare con tutti. C’è stata anche una spiegazione molto bella in cui il maestro ha ampliato un tema accennato anche a a Saku. Ovvero la necessità di non confondere l’essere capaci di adattarsi ad ogni condizione, e qui il maestro cita spesso una frase di Osensei che adattata suona come “ci sono mille risposte diverse per mille condizioni diverse”, con il fare continuamente tecniche diverse. A volte è importante anche lavorare una sola tecnica mille volte fino a diventare capaci di usarla naturalmente in qualunque momento, a comprenderne profondamente il timing corretto per l’applicazione e poi diventeranno due tecniche, poi tre e così via. Un’altra buona notizia è stata scoprire che sabato ci sarà un seminario di Arigasensei a Tokyo, ma vi rimando alla prossima puntata, i giorni 11 e 12. Per oggi con quattro ore e mezza di pratica è giunto il momento di riposare.

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